lunedì 16 giugno 2008

i danni della spazzatura elettronica


Da Apogeonline:

 

I danni della spazzatura elettronica

di Simone Messina
Un rapporto di Greenpeace fa le pulci ai produttori di apparecchi elettronici: bene Nokia, Dell e Sony Ericsson, meno bene Apple, Toshiba e Samsung. Da gennaio, in Italia, nuove regole per il riciclaggio e lo smaltimento

La Guide to Greener Electronics è un dossier che l’associazione ambientalista Greenpeace produce ogni anno, stilando una classifica delle aziende produttrici di apparecchi elettronici e valutando le loro politiche in favore dell’ambiente. La seconda edizione, pubblicata nei giorni scorsi, ha riservato qualche sorpresa. I criteri di valutazione sono molto semplici: vengono censiti l’impegno di ogni azienda nella riduzione o rimozione di particolari sostanza inquinanti dai prodotti, la capacità di riciclare i prodotti di propria produzione per farne di nuovi, la volontà e capacità di smaltire i rifiuti anche in assenza di leggi appropriate negli stati di commercializzazione e ancora la capacità di aderire e produrre documentazione sullo smaltimento e riciclo imposti dalle direttive europee.
Sul gradino più alto del podio si è piazzata la finlandese Nokia. Seguita da Dell e Sony Ericsson. Nokia ha condotto una politica di buona responsabilità sul piano ecologico, cercando di gestire correttamente i propri processi per assicurare la sicurezza dei prodotti e dei materiali di scarto. All’ultimo posto troviamo, a sorpresa, Apple. Seguite da Toshiba e Samsung. Apple viene accusata di non impegnarsi in una buona politica di smaltimento e di informazione sul tipo di rifiuti. Inoltre Apple non ha ancora stabilito come e quando eliminare dal processo di produzione i materiali maggiormente inquinanti.
Il problema dello smaltimento dei rifiuti di natura elettronica è emerso in maniera drammatica negli ultimi anni. Dopo anni di disinteresse delle autorità e l’accumulo di materiali inquinanti di ogni tipo, l’opinione pubblica si è accorta della pericolosità di questi scarti. La necessità di smaltimento e di riciclo è diventata quindi una priorità. I dati ufficiali a livello europeo parlano di 8 milioni di tonnellate di rifiuti provenienti da materiale elettronico: circa l’80% di essi finisce in discarica insieme a tutto il resto. Va sottolineato che oltre ai materiali non biodegradabili questi rifiuti contengono sostanze altamente inquinanti. Stiamo parlando di piombo, cadmio e mercurio, tanto per cominciare, che finiscono nel sottosuolo o vengono disperse nell’aria. L’Italia all’interno dell’Unione europea incide per circa il 14% su queste cifre.
A tal proposito il capo del programma ambientale delle nazioni unite, United Nation’s Environment Programme, ha denunciato come i paesi ricchi stiano letteralmente riempiendo di spazzatura hi-tech i paesi africani in via di sviluppo. Con una sorta di scarico di responsabilità, piuttosto che impegnarsi nel riciclo e nello smaltimento i paesi industrializzati scaricano verso i paesi più poveri, a costi particolarmente competitivi, la responsabilità dello smaltimento. Nel porto nigeriano di Lagos ogni mese arrivano centomila computer scartati dai paesi ricchi. Questi computer finiscono in discariche a cielo aperto o vengono bruciati, liberando grandi quantità di sostanze tossiche. Ha fatto notizia la morte di dieci operai in Costa D’Avorio, morti per aver lavorato per diverso tempo a contatto con sostanze di scarto dei rifiuti di natura elettronica, senza alcun tipo di protezione.
La speranza è che qualcosa stia cambiando. I 120 paesi aderenti alla convenzione di Baselsul controllo del trasferimento e trattamento dei rifiuti pericolosi si sono recentemente riuniti per discutere della situazione. Intanto l’Unione europea ha predisposto una legislazione specifica sulla gestione dei rifiuti elettronici, che in Italia entrerà in vigore il 31 dicembre prossimo. La direttiva Waste Electrical and Electronic Equipment, approvata nel 2002, prevede che i produttori si impegnino a favorire e finanziare la raccolta, il riciclaggio e lo smaltimento dei propri prodotti, mentre i consumatori non potranno più abbandonare apparecchi elettronici ed elettrodomestici in tra i normali rifiuti. Il ministero dell'Ambiente italiano ha emanato a luglio i decreti attuativi: alcune sostanze sono state bandite, mentre per ogni apparecchio prodotto dovrà essere garantita una soglia di recupero dei materiali pari al 75% del peso medio e una percentuale di reimpiego pari al 65%. Le aziende dovranno comunicare peso e numero delle apparecchiature immesse sul mercato annualmente, e a questo proposito alcuni grandi produttori hanno già unito i propri sfrorzi nel consorzio ecoR’it. La speranza è quella di lasciare ai nostri figli un mondo più ecologico, sperando che non sia soltanto un’utopia.

sabato 14 giugno 2008

Terremoto in Giappone


Terremoto in Giappone: almeno 6 morti

Colpito il nord del Paese. Perdita di acqua radioattiva da una centrale: «Nessun pericolo». Duecento i feriti

TOKYO (Giappone) - Un terremoto di intensità pari a 7,2 gradi della scala Richter ha colpito il nord est del Giappone provocando la morte di almeno sei persone. Almeno altre 200 sono rimaste ferite. Nessun allarme tsunami è stato diramato in seguito alle scosse. Sono invece 29mila le abitazioni rimaste senza elettricità nella zona colpita. L'epicentro del sisma è stato localizzato dieci chilometri a sud di Iwate. Terremoto, paura in Giappone.
PERDITA RADIOATTIVA - Il terremoto ha causato anche una leggera perdita di acqua radioattiva dal deposito di una centrale nucleare. A riferirlo è stata la società che gestisce l'impianto, che tuttavia ha precisato che non vi è alcun allarme per la popolazione. La Tokyo Electric Power Co. ha precisato che 15 litri di acqua sono fuoriusciti da una vasca in cui è custodito materiale radioattivo nel reattore numero due della centrale di Fukushima, ma ha aggiunto che «il livello di radioattività dell'acqua è ben al di sotto di quello che potrebbe avere effetti sull'ambiente». Il reattore ha continuato a funzionare normalmente.
14 giugno 2008

mercoledì 4 giugno 2008

Krsko - incidente nucleare


Incidente in una centrale nucleare
A Krsko paura ma «nessun rischio»

Una perdita dal sistema di raffreddamento dell'impianto sloveno fa scattare l'allarme Ue. Spento il reattore

KRSKO (SLOVENIA) - La Commissione europea ha annunciato di aver ricevuto una segnalazione di un incidente alla centrale nucleare di Krsko, spiegando che era già stata attivata la procedura di sicurezza per lo spegnimento dell’impianto. Cosa che è avvenuta qualche ora dopo.
«SITUAZIONE SOTTO CONTROLLO» - Il messaggio d’allerta, spiega un comunicato, è arrivato alle 17.38 e al momento di diffondere la nota (ore 18.27) la potenza del reattore è stata ridotta al 22%. Secondo il comunicato della Commissione europea al momento non è stata rilevata alcuna fuga radioattiva. Secondo l'Esecutivo Ue, le autorità slovene hanno comunicato che le procedure di spegnimento del reattore della centrale nucleare di Krsko sono state completate e la situazione è sotto controllo.
LA NOTA - Secondo quanto riferito sempre dalla Commissione, si è verificata una perdita di liquido dal sistema di raffreddamento principale della centrale nucleare. Krsko è situata nel sud-ovest della Slovenia a 130 chilometri da Trieste. L’incidente è stato segnalato a Bruxelles attraverso il sistema di allarme nucleare rapido «Ecurie», con il quale l’esecutivo Ue ha successivamente informato tutti gli Stati membri. La Commissione ha assicurato che «il team d’emergenza della Direzione generale trasporti ed energia (Tren) rimane all’erta fino a quando non arriveranno ulteriori informazioni e la situazione sarà pienamente sotto controllo».
«NESSUNA FUGA DI MATERIALE RADIOATTIVO» - Non c'è stata alcuna perdita nell'ambiente» ha detto invece un portavoce della Nek, la società che gestisce la centrale nucleare di Krsko, «la fuoriuscita si è verificata all'interno della struttura del reattore. È stato avviato il processo di spegnimento che avviene per fasi e sarà ultimato entro questa sera. Allora sarà possibile ispezionare il sito per verificare la situazione». La centrale nucleare è stata fermata «per qualche ora» per determinare le cause di una fuga che non dovrebbe avere impatto sull'ambiente. Lo ha assicurato la direzione del sito a seguito dell'allerta della Commissione europea. «La centrale è stata fermata a titolo preventivo per qualche ora al fine di permettere al personale di stabilire le cause del guasto e di ripararla», ha detto la direzione dell'impianto in un comunicato. «Un arresto d'emergenza non è stato necessario e il guasto non dovrebbe avere impatto sull'ambiente», ha aggiunto la direzione.
RASSICURAZIONI DALLA SLOVENIA - «Non era necessaria una chiusura di emergenza dell'impianto e la perdita non ha avuto e non ci si aspetta avere conseguenze per ambiente». Così si espimono le autorità slovene in una nota. La nota precisa che l'impianto di Krsko, è stato «chiuso a scopo cautelativo» dopo che si era verificata una perdita nell'impianto di refrigerazione. Anche la presidenza di turno dell'Ue, nelle mani proprio della Slovenia, si prodiga in rassicurazioni e definisce l'incidente che si è verificato nella centrale di Krsko un «incidente locale». «La situazione è sotto controllo. Non ci sono rischi per l'ambiente e per le persone», ha detto Maja Kocijancic, portavoce della presidenza a Bruxelles.
PROTEZIONE CIVILE - Nessuna richiesta di allertare la Protezione civile del Friuli Venezia Giulia è giunta alla direzione regionale circa il guasto della centrale nucleare. Lo ha riferito il direttore regionale della Protezione civile del Friuli Venezia Giulia, Guglielmo Berlasso. «Non è stata allertata neppure la Protezione civile slovena - ha detto Berlasso - con la quale stiamo in costante collegamento. A quanto ne sappiamo deve esserci stata una perdita di potenza di un reattore della centrale di Krsko. Non sappiamo nulla di più. Quando succedono simili incidenti - ha detto ancora Berlasso - c'è l'obbligo di comunicarlo ai Paesi della Comunità internazionale. Penso - ha concluso - che non si debba creare inutili allarmismi». Al momento la Protezione civile regionale non ha quindi attivato alcuna misura, anche se la sala operativa resta attiva 24 ore su 24.
L'IDENTIKIT DELLA CENTRALE - La centrale nucleare di Krsko è stata inaugurata nel 1983 e la sua costruzione è iniziata nel 1975. La sua gestione è mista fra Croazia e Slovenia, che al momento della costruzione erano ancora unite nella Jugoslavia, e il suo spegnimento definitivo è previsto per il 2023. La centrale ha una potenza di 696 Megawatt. È di proprietà della compagnia Nek, una joint venture sloveno-croata. Il cuore dell’impianto è un reattore ad acqua leggera, con pressurizzazione Westinghouse, da 2mila Megawatt di potenza termica. Attraverso una rete di 400 Kv, Krsko è connessa a numerosi centri di distribuzione e consumo sia in Slovenia che in Croazia. La centrale - si legge sul sito online www.nek.si - è inserita in un sistema di distribuzione europeo, l’Unione per il coordinamento della trasmissione dell’elettricità (Ucte).
CENTRALE CONSIDERATA A RISCHIO - La centrale nucleare di Krsko tuttavia era considerata da tempo a rischio tanto che erano state fatte in Italia diverse interrogazioni parlamentari a proposito. Secondo l'associazione ambientalista Greenaction transnational: «Una Commissione Internazionale nominata, su pressioni di Austria ed Italia, per verificare gli standard di sicurezza della centrale già nel 1993 espresse 74 raccomandazioni sui cambiamenti tecnici e procedurali necessari per adeguare l’impianto alle più severe normative dell’UE. Uno dei principali problemi dell’impianto è costituito dalle incrinature dei generatori di vapore che determinano perdite (con fuoriuscita di radionuclidi che vengono dispersi nell’atmosfera); questo problema è d’altronde noto presentandosi in tutte le centrali che utilizzano il reattore Westinghouse. Per cercare di tamponare questo grave inconveniente, nella primavera del 2000 vennero installati due nuovi generatori dalla NEK in seguito ad un’accordo sottoscritto con il consorzio Siemens/Framatome. Il costo di tale intervento fu di 205 milioni di marchi. Dopo questo intervento venne approvato un aumento della produzione del 6% (45 MW) con i conseguenti rischi di sovrasfruttamento del reattore e senza che i problemi dei generatori fossero stati definitivamente risolti».
MA GLI ESPERTI RASSICURANO - Secondo però due esperti dell'Enea le misure di sicurezza della centrale di Krsko sono paragonabili a quelle delle centrali occidentali ed eventuali perdite nel circuito di raffreddamento non sono pericolose. «Le centrali di questo tipo - spiega uno dei due esperti, Stefano Monti - hanno un contenitore primario di sicurezza che contiene eventuali perdite nei circuiti di raffreddamento. È presto per fare valutazioni precise ma in linea generale si può dire che questi impianti sono sicuri quanto quelli occidentali». «Se l'incidente è stato nel circuito primario non ci sono motivi di allarme - ribadisce Francesco Troiani, fisico nucleare dell'Enea - gli incidenti gravi sono quelli del nocciolo. Le centrali hanno diversi contenitori che racchiudono il nocciolo e le altre strutture che ad esempio quella di Chernobyl non aveva. Non ci sono molti elementi ancora, ma si può ipotizzare una rottura nel tubo che porta il liquido che raffredda le turbine. Anche in casi di incidenti lievi - spiega Troiani - le autorità della centrale sono obbligate ad avvertire quelle nazionali, che a loro volta allertano Euratom e Aiea».
04 giugno 2008