Stavo cercando una cosa, e mi è venuto in mente che qui in primavera doveva arrivare la pandemia più pericolosa per l'uomo, l'epidemia che doveva sconvolgere l'umanità, la famigerata aviaria.
Che fine ha fatto, una bolla di sapone? Fino ad un mese fa ci rintronavano a suon di volatili, gatti, cani morti per l'aviaria. Anitre e cigni che morivano negli stagni italiani... poi il nulla.
Ma dov'è finita l'aviaria, non ce n'è più traccia, mi pare molto strana la cosa.
Lo strano è che passata l'ondata influenzale stagionale, e la vendita degli antinfluenzali è andata a buon fine, le notizie sull'aviaria hanno perso spessore, non interessano più a nessuno.
Gli unici a perderci sono stati i polli, sembrerebbe. C'è stato un incredibile falcidiazione di polli a causa di un probabile contagio che poi non c'è stato, qualcuno mi dirà che è appunto perché a scopo precauzionale sono stati eliminati i polli, non c'è stata l'epidemia tanto conclamata, ma ci si deve credere.
C'è chi dice che la carne di pollo non viene più consumata, che ci sono state perdite enormi, in termini economici... però conosco tanta gente che il pollo l'ha continuato a mangiare, anzi ho anche notato che il prezzo della carne di pollo è sempre stata alta, anzi hanno alzato il prezzo, questo perché non si vendeva? Se non si vendeva forse dovevano abbassarlo... o no.
Se qualcuno mi dice che fine ha fatto l'aviaria ringrazio, mi piacerebbe davvero saperlo.
lunedì 1 settembre 2008
mercoledì 9 luglio 2008
Francia - incidente nucleare
E' successo durante l'operazione di pulitura di una cisterna
Francia, incidente nella centrale
Acqua contaminata nei fiumi
Fuoriuscita di liquido, allarme nella zona di Avignone
MILANO — Trenta metri cubi di acque usate contenenti 12 grammi di uranioper litro si sono riversate ieri, per cause accidentali, in due fiumi — La Gaffière e L'Auzon — nel sud della Francia. Le acque provenivano dal sito nucleare di Tricastin a Bollène, nel distretto di Vaucluse, a circa 40 chilometri da Avignone. L'allarme è rientrato quasi subito (l'incidente è avvenuto intorno alle 6,30 del mattino): l'agenzia per la sicurezza nucleare francese (Asn) ha parlato di «rischio debole per la popolazione». Dello stesso parere i prefetti dei dipartimenti di Vaucluse e Drome. Le autorità locali hanno comunque preso misure di precauzione. Nei comuni di Bollèn e, Lapalud e Lamotte- du-Rhône sono stati vietati la presa d'acqua dai pozzi e l'impiego dell'acqua dei fiumi per irrigare i campi. Vietati anche la pesca, il consumo di pesce e i bagni nelle acque inquinate. L'incidente è avvenuto durante un'operazione di pulizia di una cisterna nello stabilimento Socatri, azienda del gruppo Areva, in attività dal 1975. «È la prima volta che si verifica un incidente del genere — ha detto Gilles Salgas, responsabile della comunicazione della società Socatri —. Su una scala di incidenti nucleari che va da 0 a 7 dovrebbe essere classificato a livello 1».
Una prima ricostruzione della dinamica dell'incidente è arrivata da una portavoce dell'Asn, Evangelia Petit: i circa trentamila litri di liquido contenente uranio — ha spiegato — si sono riversati durante alcune operazioni di pulitura, finendo al suolo e quindi in un canale adiacente, da dove poi sono finiti nei due fiumi. «Una parte della soluzione — ha precisato il direttore della sicurezza dell'Istituto di radioprotezione e sicurezza nazionale (Irsn), Thierry Charles— è stata recuperata, un'altra si è diluita nei corsi d'acqua e la terza fortunatamente non ha raggiunto la falda freatica». Le dichiarazioni rassicuranti delle autorità non sono servite a evitare lo scoppio di polemiche. «È impossibile che una diffusione di uranio di tale entità non abbia conseguenze importanti sull'ambiente e forse anche sulla salute della popolazione» dicono dall'organizzazione ecologista «Sortir du Nucleaire». In questi mesi in Francia il nucleare è un tema caldo dopo l'annuncio del presidente Nicolas Sarkozy di voler aumentare il numero di centrali sul territorio nazionali (attualmente sono 53).
Attualmente la Francia ricava circa l'ottanta per cento della sua elettricità dal nucleare. proprio ieri Francia e Libia hanno ufficializzato l'accordo di cooperazione per lo sviluppo dell'energia nucleare a scopi pacifici concluso nel corso del 2007. Sempre ieri Sarkozy ha annunciato che entro fine anno in Giappone i paesi del G8 si riuniranno per un forum su energia nucleare ed energie rinnovabili, per coordinarne lo sviluppo e far fronte all'aumento dei prezzi del petrolio e del gas. «Vedo crescere il sostegno all'alternativa nucleare — ha detto Sarkozy —. Per la Francia è una scelta molto vecchia, il Regno Unito vuole rafforzarla, l'Italia è interessata e certamente anche gli Usa e la cancelliera tedesca Angela Merkel, a titolo personale, è favorevole ».
Giulia Ziino
09 luglio 2008
09 luglio 2008
lunedì 16 giugno 2008
i danni della spazzatura elettronica
Da Apogeonline:
I danni della spazzatura elettronica
di Simone Messina
Un rapporto di Greenpeace fa le pulci ai produttori di apparecchi elettronici: bene Nokia, Dell e Sony Ericsson, meno bene Apple, Toshiba e Samsung. Da gennaio, in Italia, nuove regole per il riciclaggio e lo smaltimento
La Guide to Greener Electronics è un dossier che l’associazione ambientalista Greenpeace produce ogni anno, stilando una classifica delle aziende produttrici di apparecchi elettronici e valutando le loro politiche in favore dell’ambiente. La seconda edizione, pubblicata nei giorni scorsi, ha riservato qualche sorpresa. I criteri di valutazione sono molto semplici: vengono censiti l’impegno di ogni azienda nella riduzione o rimozione di particolari sostanza inquinanti dai prodotti, la capacità di riciclare i prodotti di propria produzione per farne di nuovi, la volontà e capacità di smaltire i rifiuti anche in assenza di leggi appropriate negli stati di commercializzazione e ancora la capacità di aderire e produrre documentazione sullo smaltimento e riciclo imposti dalle direttive europee.
Sul gradino più alto del podio si è piazzata la finlandese Nokia. Seguita da Dell e Sony Ericsson. Nokia ha condotto una politica di buona responsabilità sul piano ecologico, cercando di gestire correttamente i propri processi per assicurare la sicurezza dei prodotti e dei materiali di scarto. All’ultimo posto troviamo, a sorpresa, Apple. Seguite da Toshiba e Samsung. Apple viene accusata di non impegnarsi in una buona politica di smaltimento e di informazione sul tipo di rifiuti. Inoltre Apple non ha ancora stabilito come e quando eliminare dal processo di produzione i materiali maggiormente inquinanti.
Il problema dello smaltimento dei rifiuti di natura elettronica è emerso in maniera drammatica negli ultimi anni. Dopo anni di disinteresse delle autorità e l’accumulo di materiali inquinanti di ogni tipo, l’opinione pubblica si è accorta della pericolosità di questi scarti. La necessità di smaltimento e di riciclo è diventata quindi una priorità. I dati ufficiali a livello europeo parlano di 8 milioni di tonnellate di rifiuti provenienti da materiale elettronico: circa l’80% di essi finisce in discarica insieme a tutto il resto. Va sottolineato che oltre ai materiali non biodegradabili questi rifiuti contengono sostanze altamente inquinanti. Stiamo parlando di piombo, cadmio e mercurio, tanto per cominciare, che finiscono nel sottosuolo o vengono disperse nell’aria. L’Italia all’interno dell’Unione europea incide per circa il 14% su queste cifre.
A tal proposito il capo del programma ambientale delle nazioni unite, United Nation’s Environment Programme, ha denunciato come i paesi ricchi stiano letteralmente riempiendo di spazzatura hi-tech i paesi africani in via di sviluppo. Con una sorta di scarico di responsabilità, piuttosto che impegnarsi nel riciclo e nello smaltimento i paesi industrializzati scaricano verso i paesi più poveri, a costi particolarmente competitivi, la responsabilità dello smaltimento. Nel porto nigeriano di Lagos ogni mese arrivano centomila computer scartati dai paesi ricchi. Questi computer finiscono in discariche a cielo aperto o vengono bruciati, liberando grandi quantità di sostanze tossiche. Ha fatto notizia la morte di dieci operai in Costa D’Avorio, morti per aver lavorato per diverso tempo a contatto con sostanze di scarto dei rifiuti di natura elettronica, senza alcun tipo di protezione.
La speranza è che qualcosa stia cambiando. I 120 paesi aderenti alla convenzione di Baselsul controllo del trasferimento e trattamento dei rifiuti pericolosi si sono recentemente riuniti per discutere della situazione. Intanto l’Unione europea ha predisposto una legislazione specifica sulla gestione dei rifiuti elettronici, che in Italia entrerà in vigore il 31 dicembre prossimo. La direttiva Waste Electrical and Electronic Equipment, approvata nel 2002, prevede che i produttori si impegnino a favorire e finanziare la raccolta, il riciclaggio e lo smaltimento dei propri prodotti, mentre i consumatori non potranno più abbandonare apparecchi elettronici ed elettrodomestici in tra i normali rifiuti. Il ministero dell'Ambiente italiano ha emanato a luglio i decreti attuativi: alcune sostanze sono state bandite, mentre per ogni apparecchio prodotto dovrà essere garantita una soglia di recupero dei materiali pari al 75% del peso medio e una percentuale di reimpiego pari al 65%. Le aziende dovranno comunicare peso e numero delle apparecchiature immesse sul mercato annualmente, e a questo proposito alcuni grandi produttori hanno già unito i propri sfrorzi nel consorzio ecoR’it. La speranza è quella di lasciare ai nostri figli un mondo più ecologico, sperando che non sia soltanto un’utopia.
sabato 14 giugno 2008
Terremoto in Giappone
Terremoto in Giappone: almeno 6 morti
Colpito il nord del Paese. Perdita di acqua radioattiva da una centrale: «Nessun pericolo». Duecento i feriti
TOKYO (Giappone) - Un terremoto di intensità pari a 7,2 gradi della scala Richter ha colpito il nord est del Giappone provocando la morte di almeno sei persone. Almeno altre 200 sono rimaste ferite. Nessun allarme tsunami è stato diramato in seguito alle scosse. Sono invece 29mila le abitazioni rimaste senza elettricità nella zona colpita. L'epicentro del sisma è stato localizzato dieci chilometri a sud di Iwate. Terremoto, paura in Giappone.
PERDITA RADIOATTIVA - Il terremoto ha causato anche una leggera perdita di acqua radioattiva dal deposito di una centrale nucleare. A riferirlo è stata la società che gestisce l'impianto, che tuttavia ha precisato che non vi è alcun allarme per la popolazione. La Tokyo Electric Power Co. ha precisato che 15 litri di acqua sono fuoriusciti da una vasca in cui è custodito materiale radioattivo nel reattore numero due della centrale di Fukushima, ma ha aggiunto che «il livello di radioattività dell'acqua è ben al di sotto di quello che potrebbe avere effetti sull'ambiente». Il reattore ha continuato a funzionare normalmente.
14 giugno 2008
mercoledì 4 giugno 2008
Krsko - incidente nucleare
Incidente in una centrale nucleare
A Krsko paura ma «nessun rischio»
Una perdita dal sistema di raffreddamento dell'impianto sloveno fa scattare l'allarme Ue. Spento il reattore
KRSKO (SLOVENIA) - La Commissione europea ha annunciato di aver ricevuto una segnalazione di un incidente alla centrale nucleare di Krsko, spiegando che era già stata attivata la procedura di sicurezza per lo spegnimento dell’impianto. Cosa che è avvenuta qualche ora dopo.
«SITUAZIONE SOTTO CONTROLLO» - Il messaggio d’allerta, spiega un comunicato, è arrivato alle 17.38 e al momento di diffondere la nota (ore 18.27) la potenza del reattore è stata ridotta al 22%. Secondo il comunicato della Commissione europea al momento non è stata rilevata alcuna fuga radioattiva. Secondo l'Esecutivo Ue, le autorità slovene hanno comunicato che le procedure di spegnimento del reattore della centrale nucleare di Krsko sono state completate e la situazione è sotto controllo.
LA NOTA - Secondo quanto riferito sempre dalla Commissione, si è verificata una perdita di liquido dal sistema di raffreddamento principale della centrale nucleare. Krsko è situata nel sud-ovest della Slovenia a 130 chilometri da Trieste. L’incidente è stato segnalato a Bruxelles attraverso il sistema di allarme nucleare rapido «Ecurie», con il quale l’esecutivo Ue ha successivamente informato tutti gli Stati membri. La Commissione ha assicurato che «il team d’emergenza della Direzione generale trasporti ed energia (Tren) rimane all’erta fino a quando non arriveranno ulteriori informazioni e la situazione sarà pienamente sotto controllo».
«NESSUNA FUGA DI MATERIALE RADIOATTIVO» - Non c'è stata alcuna perdita nell'ambiente» ha detto invece un portavoce della Nek, la società che gestisce la centrale nucleare di Krsko, «la fuoriuscita si è verificata all'interno della struttura del reattore. È stato avviato il processo di spegnimento che avviene per fasi e sarà ultimato entro questa sera. Allora sarà possibile ispezionare il sito per verificare la situazione». La centrale nucleare è stata fermata «per qualche ora» per determinare le cause di una fuga che non dovrebbe avere impatto sull'ambiente. Lo ha assicurato la direzione del sito a seguito dell'allerta della Commissione europea. «La centrale è stata fermata a titolo preventivo per qualche ora al fine di permettere al personale di stabilire le cause del guasto e di ripararla», ha detto la direzione dell'impianto in un comunicato. «Un arresto d'emergenza non è stato necessario e il guasto non dovrebbe avere impatto sull'ambiente», ha aggiunto la direzione.
RASSICURAZIONI DALLA SLOVENIA - «Non era necessaria una chiusura di emergenza dell'impianto e la perdita non ha avuto e non ci si aspetta avere conseguenze per ambiente». Così si espimono le autorità slovene in una nota. La nota precisa che l'impianto di Krsko, è stato «chiuso a scopo cautelativo» dopo che si era verificata una perdita nell'impianto di refrigerazione. Anche la presidenza di turno dell'Ue, nelle mani proprio della Slovenia, si prodiga in rassicurazioni e definisce l'incidente che si è verificato nella centrale di Krsko un «incidente locale». «La situazione è sotto controllo. Non ci sono rischi per l'ambiente e per le persone», ha detto Maja Kocijancic, portavoce della presidenza a Bruxelles.
PROTEZIONE CIVILE - Nessuna richiesta di allertare la Protezione civile del Friuli Venezia Giulia è giunta alla direzione regionale circa il guasto della centrale nucleare. Lo ha riferito il direttore regionale della Protezione civile del Friuli Venezia Giulia, Guglielmo Berlasso. «Non è stata allertata neppure la Protezione civile slovena - ha detto Berlasso - con la quale stiamo in costante collegamento. A quanto ne sappiamo deve esserci stata una perdita di potenza di un reattore della centrale di Krsko. Non sappiamo nulla di più. Quando succedono simili incidenti - ha detto ancora Berlasso - c'è l'obbligo di comunicarlo ai Paesi della Comunità internazionale. Penso - ha concluso - che non si debba creare inutili allarmismi». Al momento la Protezione civile regionale non ha quindi attivato alcuna misura, anche se la sala operativa resta attiva 24 ore su 24.
L'IDENTIKIT DELLA CENTRALE - La centrale nucleare di Krsko è stata inaugurata nel 1983 e la sua costruzione è iniziata nel 1975. La sua gestione è mista fra Croazia e Slovenia, che al momento della costruzione erano ancora unite nella Jugoslavia, e il suo spegnimento definitivo è previsto per il 2023. La centrale ha una potenza di 696 Megawatt. È di proprietà della compagnia Nek, una joint venture sloveno-croata. Il cuore dell’impianto è un reattore ad acqua leggera, con pressurizzazione Westinghouse, da 2mila Megawatt di potenza termica. Attraverso una rete di 400 Kv, Krsko è connessa a numerosi centri di distribuzione e consumo sia in Slovenia che in Croazia. La centrale - si legge sul sito online www.nek.si - è inserita in un sistema di distribuzione europeo, l’Unione per il coordinamento della trasmissione dell’elettricità (Ucte).
CENTRALE CONSIDERATA A RISCHIO - La centrale nucleare di Krsko tuttavia era considerata da tempo a rischio tanto che erano state fatte in Italia diverse interrogazioni parlamentari a proposito. Secondo l'associazione ambientalista Greenaction transnational: «Una Commissione Internazionale nominata, su pressioni di Austria ed Italia, per verificare gli standard di sicurezza della centrale già nel 1993 espresse 74 raccomandazioni sui cambiamenti tecnici e procedurali necessari per adeguare l’impianto alle più severe normative dell’UE. Uno dei principali problemi dell’impianto è costituito dalle incrinature dei generatori di vapore che determinano perdite (con fuoriuscita di radionuclidi che vengono dispersi nell’atmosfera); questo problema è d’altronde noto presentandosi in tutte le centrali che utilizzano il reattore Westinghouse. Per cercare di tamponare questo grave inconveniente, nella primavera del 2000 vennero installati due nuovi generatori dalla NEK in seguito ad un’accordo sottoscritto con il consorzio Siemens/Framatome. Il costo di tale intervento fu di 205 milioni di marchi. Dopo questo intervento venne approvato un aumento della produzione del 6% (45 MW) con i conseguenti rischi di sovrasfruttamento del reattore e senza che i problemi dei generatori fossero stati definitivamente risolti».
MA GLI ESPERTI RASSICURANO - Secondo però due esperti dell'Enea le misure di sicurezza della centrale di Krsko sono paragonabili a quelle delle centrali occidentali ed eventuali perdite nel circuito di raffreddamento non sono pericolose. «Le centrali di questo tipo - spiega uno dei due esperti, Stefano Monti - hanno un contenitore primario di sicurezza che contiene eventuali perdite nei circuiti di raffreddamento. È presto per fare valutazioni precise ma in linea generale si può dire che questi impianti sono sicuri quanto quelli occidentali». «Se l'incidente è stato nel circuito primario non ci sono motivi di allarme - ribadisce Francesco Troiani, fisico nucleare dell'Enea - gli incidenti gravi sono quelli del nocciolo. Le centrali hanno diversi contenitori che racchiudono il nocciolo e le altre strutture che ad esempio quella di Chernobyl non aveva. Non ci sono molti elementi ancora, ma si può ipotizzare una rottura nel tubo che porta il liquido che raffredda le turbine. Anche in casi di incidenti lievi - spiega Troiani - le autorità della centrale sono obbligate ad avvertire quelle nazionali, che a loro volta allertano Euratom e Aiea».
04 giugno 2008
giovedì 22 maggio 2008
nucleare in Italia
Silvestrini, ex consulente di Bersani, spiega perché non crede al piano Scajola
"Costi e problemi troppo grandi, il nucleare è destinato a diminuire di peso"
"Impossibile l'atomo in cinque anni
il nemico è il mercato, non i verdi"
Il caso Usa: "Il bando indetto da Bush senza incentivi è andato deserto"
Resta aperta poi la questione scorie: "Nessun paese l'ha ancora risolto in via definitiva"
di VALERIO GUALERZI
ROMA - Da ambientalista è estremamente realista e pragmatico sul fatto che la lotta al riscaldamento globale non può essere fatta in punta di fioretto, ma altrettanta coerenza Gianni Silvestrini la pretende dai sostenitori del ritorno all'atomo. "Se la situazione climatica dovesse precipitare nei prossimi decenni l'umanità finirebbe con l'utilizzare tutte le armi disponibili incluso il nucleare, superando ogni preoccupazione", ammette l'ingegnere, ex consulente del ministro Bersani, che da anni coordina attraverso il Kyoto Club gli industriali che hanno sposato la validità e la filosofia del Protocollo internazionale per la riduzione dei gas serra.
Ingegner Silvestrini, malgrado la premessa, lei però sembra scettico sull'utilità del piano annunciato dal ministro Scajola.
"I cinque anni a cui fa riferimento Scajola mi sembrano improponibili, le procedure in realtà sono lunghissime: si tratta di individuare il sito, ottenere i permessi necessari, stringere accordi internazionali, far approvare i progetti, senza parlare dell'indispensabile consenso sociale. Ma oltre al metodo c'è un problema di merito. Penso che in realtà si tratti di una risposta controproducente. Malgrado l'enfasi data dai media al possibile rinascimento nucleare, la percentuale di elettricità nucleare è destinata a ridursi, secondo la Iea, dal 15 al 9% entro il 2030 a causa della chiusura delle vecchie centrali".
"I cinque anni a cui fa riferimento Scajola mi sembrano improponibili, le procedure in realtà sono lunghissime: si tratta di individuare il sito, ottenere i permessi necessari, stringere accordi internazionali, far approvare i progetti, senza parlare dell'indispensabile consenso sociale. Ma oltre al metodo c'è un problema di merito. Penso che in realtà si tratti di una risposta controproducente. Malgrado l'enfasi data dai media al possibile rinascimento nucleare, la percentuale di elettricità nucleare è destinata a ridursi, secondo la Iea, dal 15 al 9% entro il 2030 a causa della chiusura delle vecchie centrali".
Il ministro parla però di impianti di nuova generazione.
"Se effettivamente i reattori di quarta generazione daranno i risultati sperati in termine di riduzione dei costi e dei rischi, il nucleare potrebbe dare un contributo più significativo, ma solo nei decenni successivi".
"Se effettivamente i reattori di quarta generazione daranno i risultati sperati in termine di riduzione dei costi e dei rischi, il nucleare potrebbe dare un contributo più significativo, ma solo nei decenni successivi".
Scajola, tra gli applausi di Confindustria, ne ha parlato invece come di una soluzione attuale.
"Resto dell'avviso che in Italia, anche in presenza di un improbabile consenso politico e sociale, la produzione non potrebbe iniziare prima del 2020, come del resto ammette la stessa Edison fissando la data al 2019. In effetti, il principale nemico dell'energia atomica non sono gli ambientalisti ma la liberalizzazione dei mercati elettrici. In una realtà concorrenziale, l'incertezza sui costi, sui tempi di costruzione e sulle dinamiche della domanda penalizzano fortemente questa tecnologia. Secondo un recente studio Usa condiviso dall'industria atomica (il Nuclear Power Joint Fact-Finding) l'elettricità di una nuova centrale nucleare è destinata a costare il doppio (8-11 centesimi di dollaro per kWh) rispetto alla media.
"Resto dell'avviso che in Italia, anche in presenza di un improbabile consenso politico e sociale, la produzione non potrebbe iniziare prima del 2020, come del resto ammette la stessa Edison fissando la data al 2019. In effetti, il principale nemico dell'energia atomica non sono gli ambientalisti ma la liberalizzazione dei mercati elettrici. In una realtà concorrenziale, l'incertezza sui costi, sui tempi di costruzione e sulle dinamiche della domanda penalizzano fortemente questa tecnologia. Secondo un recente studio Usa condiviso dall'industria atomica (il Nuclear Power Joint Fact-Finding) l'elettricità di una nuova centrale nucleare è destinata a costare il doppio (8-11 centesimi di dollaro per kWh) rispetto alla media.
Non a caso la gara per la costruzione di nuove centrali indetta da un nuclearista convinto come Bush è andata deserta fino a quando l'amministrazione non ha introdotto un incentivo di 1,8 centesimi di dollaro al chilowattora, la stessa cifra prevista per l'eolico. Sostenere che il ritorno al nucleare riduce la bolletta è falso, questo lo ammettono anche sostenitori "seri" dell'atomo come Clò. In Europa l'impianto in costruzione in Finlandia è in ritardo di due anni e presenta extracosti per 1,5 miliardi di euro, tanto che la Siemens, fornitrice della tecnologia, nel 2008 ha perso in Borsa un terzo del suo valore. In sostanza, c'è un conflitto insanabile tra l'imperante mercato liberalizzato dell'energia e la rinascita del nucleare".
Eppure continuiamo a guardare con una certa invidia alla Francia.
"La situazione è diversa in presenza di un forte ruolo dello Stato, ma Scajola non ha precisato se pensa ad aiuti del Tesoro. Ci sono infatti Paesi in cui il nucleare può essere considerato un successo come la Francia appunto, anche se un bilancio completo potrà essere effettuato solo tra qualche decina - o meglio migliaia - di anni. E altri, invece, in cui il ricordo è negativo, come gli Usa dove aziende fallite e decine di miliardi di dollari buttati al vento ne fanno il più grande disastro industriale del Paese, senza parlare della Russia, dove l'incidente di Chernobyl ha causato significativi danni sanitari ed economici".
"La situazione è diversa in presenza di un forte ruolo dello Stato, ma Scajola non ha precisato se pensa ad aiuti del Tesoro. Ci sono infatti Paesi in cui il nucleare può essere considerato un successo come la Francia appunto, anche se un bilancio completo potrà essere effettuato solo tra qualche decina - o meglio migliaia - di anni. E altri, invece, in cui il ricordo è negativo, come gli Usa dove aziende fallite e decine di miliardi di dollari buttati al vento ne fanno il più grande disastro industriale del Paese, senza parlare della Russia, dove l'incidente di Chernobyl ha causato significativi danni sanitari ed economici".
Scajola ha garantito che si terrà conto della questione sicurezza.
"Ma nessuno dei problemi connessi con il nucleare - sicurezza, scorie, proliferazione - è stato ancora risolto. A 55 anni dall'inizio dell'avventura nucleare i problemi aperti sono ancora molti. I lavori per il deposito di Yucca Mountain negli Usa continuano a slittare nel tempo e nessun paese ha attivato un cimitero definitivo per le scorie. Lo smantellamento delle centrali esistenti è un'altra incognita. Le previsioni di costo della chiusura del ciclo nucleare nel Regno Unito sono in continua crescita e l'ultima stima è di 100 miliardi di euro".
"Ma nessuno dei problemi connessi con il nucleare - sicurezza, scorie, proliferazione - è stato ancora risolto. A 55 anni dall'inizio dell'avventura nucleare i problemi aperti sono ancora molti. I lavori per il deposito di Yucca Mountain negli Usa continuano a slittare nel tempo e nessun paese ha attivato un cimitero definitivo per le scorie. Lo smantellamento delle centrali esistenti è un'altra incognita. Le previsioni di costo della chiusura del ciclo nucleare nel Regno Unito sono in continua crescita e l'ultima stima è di 100 miliardi di euro".
Ma se il risultato è la possibilità di avere energia ad emissioni zero a tempo indeterminato si tratta di rischi e costi che si potrebbe decidere di voler correre.
"In realtà un tema generalmente sottovalutato riguarda proprio la disponibilità di materiale fissile. In effetti negli anni scorsi si era in presenza di una sovrabbondanza di uranio anche per l'utilizzo del materiale proveniente dal programma di disarmo nucleare. Questa situazione è destinata a cambiare e le difficoltà ad aprire nuove miniere stanno già facendo lievitare il prezzo, sestuplicato negli ultimi 5 anni.
(22 maggio 2008)
"In realtà un tema generalmente sottovalutato riguarda proprio la disponibilità di materiale fissile. In effetti negli anni scorsi si era in presenza di una sovrabbondanza di uranio anche per l'utilizzo del materiale proveniente dal programma di disarmo nucleare. Questa situazione è destinata a cambiare e le difficoltà ad aprire nuove miniere stanno già facendo lievitare il prezzo, sestuplicato negli ultimi 5 anni.
(22 maggio 2008)
martedì 20 maggio 2008
Leo
Il sorriso di Leonardo, così coinvolgente, accattivante, mi rende davvero felice, la luce del mio cuore
Tuo papi
Tuo papi
domenica 18 maggio 2008
l'ultima maschera del nuovo statista
L'ultima maschera
del nuovo statista
di EUGENIO SCALFARI
COMINCIO questa mia rassegna settimanale dei principali fatti e misfatti politici con una citazione. E' tratta da un libro di Alexis de Tocqueville, "La democrazia in America" scritto due secoli fa e ormai diventato un classico. L'ha ricordato Umberto Eco nella sua "bustina" sull'Espresso di venerdì.
"Nella vita di ogni popolo democratico c'è un passaggio assai pericoloso, quando il gusto per il benessere materiale si sviluppa più rapidamente dell'abitudine alla libertà. Arriva un momento in cui gli uomini non riescono più a cogliere lo stretto legame che unisce il benessere di ciascuno alla prosperità di tutti. Una nazione che chieda al suo governo il solo mantenimento dell'ordine è già schiava in fondo al cuore e da un momento all'alto può presentarsi l'uomo destinato ad asservirla. Non è raro vedere pochi uomini che parlano in nome di una folla assente o distratta e che agiscono in mezzo all'universale immobilità cambiando le leggi e tiranneggiando a loro piacimento sui costumi. Non si può fare a meno di rimanere stupefatti di vedere in quali mani indegne possa cadere anche un grande popolo". Aggiungo per doverosa completezza l'avvertenza che spesso compare in certi film che trattano problemi e casi di stretta attualità: "Ogni riferimento a personaggi reali è infondato o puramente casuale".
Abbiamo assistito ed assistiamo, dopo la vittoria del centrodestra ad una profonda trasformazione del leader di quella parte politica, da pochi giorni asceso per la quarta volta in 14 anni alla presidenza del Consiglio. Tanto è stato demagogico e iracondo nelle sue precedenti apparizioni e tanto appare oggi uno statista pensieroso del bene comune. Molti dubitano della sincerità di questa trasformazione.
Un campione intervistato da "Sky Tg24" su questo tema, rispondendo alla domanda "è sincero o è bugiardo?" ha dichiarato per l'82 per cento "è bugiardo". Una parte consistente del campione è formata evidentemente da persone che appena pochi giorni prima avevano votato per lui. Ciò rende estremamente pertinente l'analisi di Tocqueville.
Ma io non credo - e l'ho già scritto domenica scorsa - che Silvio Berlusconi, bugiardo per antonomasia, in questo caso menta. E' un grande attore e un grande venditore del suo prodotto, cioè di se stesso, e come tutti i grandi attori si immedesima completamente con ciò che dice. Nel momento in cui decide di assumere e interpretare il personaggio dello statista, quella maschera diventa vera, diventa realtà, l'attore si comporta da statista e lo è. Quindi va preso sul serio. Del resto in politica le parole sono pietre ed è precluso fare il processo alle intenzioni.
Ma io non credo - e l'ho già scritto domenica scorsa - che Silvio Berlusconi, bugiardo per antonomasia, in questo caso menta. E' un grande attore e un grande venditore del suo prodotto, cioè di se stesso, e come tutti i grandi attori si immedesima completamente con ciò che dice. Nel momento in cui decide di assumere e interpretare il personaggio dello statista, quella maschera diventa vera, diventa realtà, l'attore si comporta da statista e lo è. Quindi va preso sul serio. Del resto in politica le parole sono pietre ed è precluso fare il processo alle intenzioni.
Tuttavia la memoria delle maschere assunte in precedenza rimane e deve rimanere perché l'attore può cambiar maschera a suo piacimento e in qualunque momento se gli ostacoli che incontra lungo la strada si rivelino troppo difficili e troppo ostici ai suoi interessi e alle sue ambizioni. Il grande attore non ha convinzioni proprie e una propria identità: si immedesima nella parte e quella è la sua forza. Finita una recita ne comincia un'altra; talvolta interpreta due parti e due personaggi diversi e addirittura contrapposti. In queste situazioni pirandelliane Berlusconi ci si ritrova molto bene e tutti noi, cittadini di questo Paese, dobbiamo ricordarcelo.
Ho detto che il grande attore non ha convinzioni proprie o, se pure ne ha, esse sono irrilevanti di fronte alla sua personalità recitante. Ma quando la recita è finita le sue pulsioni istintuali affiorano e determinano i suoi comportamenti. Abbiamo imparato a conoscerle, le pulsioni istintuali di Berlusconi che è sulla scena nazionale da ormai trent'anni. Il neo-statista va preso sul serio e gli si può e anzi gli si deve fare un'apertura di credito; del resto le elezioni le ha vinte e la sua legittimità è piena e fuori discussione. Non altrettanto la sua tempra morale e politica. Perciò con lui la disponibilità deve andare di pari passo alla memoria vigile e al riscontro costante tra parole e fatti, tra intenzioni e realizzazioni.
* * *
La sua campagna elettorale e quella dei suoi alleati Bossi e Fini è stata costruita soprattutto sul tema della sicurezza. Gli errori del centrosinistra su questo tema sono stati molti e gravi: la maggioranza si è più volte sfaldata, i dirigenti della sinistra radicale hanno frequentemente bloccato provvedimenti di energica prevenzione e di necessaria repressione predisposti a suo tempo dal ministro dell'Interno Giuliano Amato in accordo con Prodi. La magistratura, le sue lentezze e i suoi riti hanno fatto il resto e la delinquenza ha goduto di una diffusa impunità. Non tale tuttavia da rappresentare una minaccia nazionale. Se essa è balzata al primo posto nelle preoccupazioni degli italiani ciò è avvenuto perché la percezione di quella minaccia e la paura che ne è derivata sono state cavalcate senza risparmio e senza ritegno dai triumviri del centrodestra.
La sua campagna elettorale e quella dei suoi alleati Bossi e Fini è stata costruita soprattutto sul tema della sicurezza. Gli errori del centrosinistra su questo tema sono stati molti e gravi: la maggioranza si è più volte sfaldata, i dirigenti della sinistra radicale hanno frequentemente bloccato provvedimenti di energica prevenzione e di necessaria repressione predisposti a suo tempo dal ministro dell'Interno Giuliano Amato in accordo con Prodi. La magistratura, le sue lentezze e i suoi riti hanno fatto il resto e la delinquenza ha goduto di una diffusa impunità. Non tale tuttavia da rappresentare una minaccia nazionale. Se essa è balzata al primo posto nelle preoccupazioni degli italiani ciò è avvenuto perché la percezione di quella minaccia e la paura che ne è derivata sono state cavalcate senza risparmio e senza ritegno dai triumviri del centrodestra.
Cecità di fronte al fenomeno della micro-delinquenza da parte della sinistra radicale, eccitamento della paura da parte della destra: in queste condizioni i richiami alla ragione e al senso di responsabilità dei democratici sono caduti nel vuoto.
Immediatamente dopo la vittoria elettorale di Berlusconi è scoppiata la sindrome delle ronde di strada, della repressione fai-da-te, del giustizialismo di quartiere. Nelle province di camorra la criminalità organizzata si è trasformata in giustizialismo di piazza: la manovalanza camorrista ha preceduto la polizia e i carabinieri, l'assalto ai campi rom è venuto prima delle leggi in corso di redazione da parte del nuovo ministro dell'Interno il quale, in accordo con il sindaco di Milano e con quello di Roma, ha anche istituito la nuovissima figura del "Commissario ai rom".
Che cosa debba fare un commissario addetto ad un'etnia è un mistero, ma una cosa è certa: si tratta di un'inutile e pericolosissima criminalizzazione d'una collettività.
Che cosa debba fare un commissario addetto ad un'etnia è un mistero, ma una cosa è certa: si tratta di un'inutile e pericolosissima criminalizzazione d'una collettività.
Maroni si affanna da qualche ora a ridimensionare gli aspetti abnormi di queste sue iniziative strombazzate a pieno volume durante la campagna elettorale. Il reato di immigrazione clandestina, che costituiva uno dei punti forti della predicazione leghista, ha dovuto essere depennato di fronte alle obiezioni del capo dello Stato e dell'opinione pubblica europea, ma resta un contesto non solo repressivo ma persecutorio che eccita ancora di più la gente di mano e il teppismo della destra estrema.
L'altro ieri a Napoli uno stuolo di mamme scarmigliate e urlanti voleva scacciare alcuni handicappati-rom che per una notte erano stati ricoverati in un convitto dopo l'incendio del campo di Ponticelli. "Bruciarli no, ma scacciarli sì e subito" urlavano quelle mamme ed una in particolare che era la più agitata. Si è poi saputo che è la moglie del boss camorrista di quel quartiere.
A questo siamo arrivati, ma c'è una logica nella follia d'aver cavalcato la paura fino a questo punto: poiché miracoli in economia non se ne potranno fare, bisognava suscitare un nemico interno sul quale scaricare le tensioni e doveva essere un nemico capace di concentrare su di sé l'immaginario della nazione. Ora quell'isteria dell'immaginario ha preso la mano da Napoli a Verona e può dar luogo a conseguenze assai gravi.
A questo siamo arrivati, ma c'è una logica nella follia d'aver cavalcato la paura fino a questo punto: poiché miracoli in economia non se ne potranno fare, bisognava suscitare un nemico interno sul quale scaricare le tensioni e doveva essere un nemico capace di concentrare su di sé l'immaginario della nazione. Ora quell'isteria dell'immaginario ha preso la mano da Napoli a Verona e può dar luogo a conseguenze assai gravi.
* * *
Walter Veltroni ha fatto bene ad incontrare Berlusconi a Palazzo Chigi venerdì mattina. Dal resoconto fatto dallo stesso segretario del Pd risulta che abbiano toccato vari e importanti argomenti: dalle riforme istituzionali da fare insieme ai programmi dei due schieramenti che restano invece, come è giusto che sia, fortemente conflittuali.
Walter Veltroni ha fatto bene ad incontrare Berlusconi a Palazzo Chigi venerdì mattina. Dal resoconto fatto dallo stesso segretario del Pd risulta che abbiano toccato vari e importanti argomenti: dalle riforme istituzionali da fare insieme ai programmi dei due schieramenti che restano invece, come è giusto che sia, fortemente conflittuali.
In particolare hanno parlato di Rai (qui la conflittualità è massima) di sostegno dei salari (anche su questo punto non c'è stato accordo) di legge elettorale europea (istituzione d'una soglia di sbarramento del 3 per cento).
Non si è parlato invece di sicurezza, per riguardo (così è stato detto) alle prerogative del Capo dello Stato cui spetta di controfirmare i decreti e i disegni di legge.
A noi non sembra una buona cosa avere escluso dall'agenda di questo primo incontro il tema della sicurezza. Al dà degli specifici provvedimenti di prevenzione e di repressione che si dovranno adottare, resta una visione d'insieme che riguarda - come scrive Tocqueville nella citazione sopra riportata - "il gusto di civiltà e di libertà".
A noi non sembra una buona cosa avere escluso dall'agenda di questo primo incontro il tema della sicurezza. Al dà degli specifici provvedimenti di prevenzione e di repressione che si dovranno adottare, resta una visione d'insieme che riguarda - come scrive Tocqueville nella citazione sopra riportata - "il gusto di civiltà e di libertà".
La nostra visione di cittadini democratici mette strettamente insieme la legalità, la protezione dei cittadini, la certezza delle pene, la repressione rigorosa della giustizia di strada e delle ronde "volontarie", l'opposizione più ferma ad ogni criminalizzazione di etnie e di collettività.
Questo avremmo voluto che il segretario del Pd dicesse a titolo di premessa nel suo primo incontro con il presidente del Consiglio. Sappiamo che questa visione e questi valori appartengono interamente al patrimonio etico-politico di Veltroni e del partito da lui guidato. Vogliamo sperare che siano condivisi anche da Silvio Berlusconi nella sua nuova veste di statista. Ma se ci si deve impegnare in una politica di dialogo istituzionale, questi valori non possono essere sottaciuti e dati per noti; vanno viceversa proclamati e la loro condivisione va posta come premessa e condizione indispensabile al dialogo. Se non fossero condivisi e tradotti in atti legislativi e in linee guida amministrative conformi, il dialogo non potrebbe e non dovrebbe evidentemente aver luogo.
* * *
Poche altre cose vogliamo aggiungere a proposito delle riforme istituzionali che maggioranza ed opposizione dovranno portare avanti insieme.
Poche altre cose vogliamo aggiungere a proposito delle riforme istituzionali che maggioranza ed opposizione dovranno portare avanti insieme.
Ben venga il riconoscimento da parte di Berlusconi del governo-ombra come interlocutore del governo governante. Ma non c'è soltanto il Partito democratico all'opposizione, sicché se si vorrà formalizzare questa novità bisognerà volgere al plurale quella parola perché tutte le opposizione hanno il diritto di interloquire. Oppure non si formalizzi nulla e si aumentino piuttosto i poteri di controllo del Parlamento in pari misura ai maggiori poteri che è giusto riconoscere al presidente del Consiglio, capo dell'Esecutivo.
E' passato quasi sotto silenzio (se si esclude il lucido articolo di Ignazio Marino su "Repubblica" di venerdì) il fatto che nel nuovo governo non esiste più il dicastero della Sanità, derubricato come parte del dicastero del "Welfare" affidato ad un sottosegretario o vice ministro che sia.
La derubricazione d'un ministero le cui attribuzioni sono sotto l'usbergo della Costituzione sotto forma del diritto alla salute di tutti i cittadini, è incomprensibile e inaccettabile. Capisco che la derubricazione possa esser gradita ai presidenti delle Regioni più ricche ma proprio per mantenere la parità di prestazioni sanitarie secondo il bisogno e non secondo il reddito che la Costituzione sancisce, non si può abolire il ministero della Salute e disossare il Servizio sanitario nazionale.
Questa materia riporta l'attenzione sul federalismo fiscale, altro tema delicatissimo che fa parte di quelle riforme da fare insieme tra maggioranza ed opposizione.
Questa materia riporta l'attenzione sul federalismo fiscale, altro tema delicatissimo che fa parte di quelle riforme da fare insieme tra maggioranza ed opposizione.
Bossi ha programmato da tempo la sua secessione dolce del Lombardo-Veneto basata su un federalismo fiscale spinto all'estremo e Berlusconi, Tremonti e Fini gli hanno dato carta bianca. Dove ci può portare questo salto nel buio in termini politici ed economici è ancora del tutto ignoto. I primi studi effettuati da economisti indipendenti mostrano squilibri fortissimi tra Nord e Sud, tra regioni ricche e regioni povere, tra entrate tributarie incassate e fonti di reddito che le generano.
Il federalismo fiscale si ripercuote anche su alcuni principi costituzionali, sul Senato federale, sulla composizione e i poteri della Corte Costituzionale. Se non ci sarà accordo su queste complesse e delicatissime questioni il governo dovrà procedere da solo e poiché non dispone della maggioranza necessaria per leggi di natura costituzionale dovrà ricorrere ad un referendum che spaccherebbe il Paese in due.
Ci pensi bene il neo-statista di Palazzo Chigi. Noi ci auguriamo che la sua sopravvenuta saggezza gli porti consiglio e gli dia la forza di far marciare i suoi alleati in accordo con lui anziché lui in accordo con loro. In caso contrario la strada sarà tutta in salita e non sarebbe un bene per un Paese che ha bisogno di crescere crescere crescere. Crescere soprattutto moralmente, signor presidente del Consiglio, perché questa è ormai diventata la nostra principale emergenza.
(18 maggio 2008)
(18 maggio 2008)
Iscriviti a:
Post (Atom)